SE NON FOSSE CHE IL DESTINO

Le vere protagoniste di questo romanzo sono donne, per lo più appartenenti alla realtà contadina, di un’epoca ancora caratterizzata da una società maschilista.

Donne che subiscono inermi il loro destino, donne che lottano contro, in nome della libertà e dell’indipendenza.

Guglielmo, ultimogenito di una numerosa famiglia di vignaioli piemontesi, viene strappato alla sua felice e spensierata fanciullezza dagli eventi funesti che la colpiranno nei difficili anni della Seconda guerra mondiale. Il forte attaccamento alla natura e alle sue origini trasmessogli da suo padre e da suo nonno, non lo abbandonerà per tutta l’adolescenza e la giovinezza orientando i suoi sforzi e le sue energie all’unico sogno di tornare a possedere le vigne che furono da generazioni della sua famiglia. Sogno infantile e incosciente sostenuto da una volontà ferrea e da una perseveranza ostinata, che verrà ridimensionato dalla conquista della consapevolezza che tutto può essere rimesso in gioco dall’amore e che le darà finalmente la serenità e la pace interiore. Come il mondo man mano si risolleverà dagli orrori della guerra e riprenderà fiducia e ottimismo, anche Guglielmo si trasformerà da infelice fanciullo in uomo realizzato, attraverso un percorso difficile non solo nei luoghi del suo peregrinare, ma soprattutto nei luoghi della sua anima. La storia di Guglielmo è il filo conduttore che permette all’autore di raccontare i destini precedenti o paralleli che si incroceranno con il suo, condizionandolo in modo più o meno determinante. Ogni storia parla della mentalità e della cultura di quel mondo, con le sue crudezze, le sue fatiche, le sue ignoranze, i suoi pregiudizi e la sua rassegnazione, ma anche della sua voglia di riscatto, della sua speranza, della sua fede, del suo coraggio e della sua forza.